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Capitolo quattordecesimo

La verità avanza nelle isole britanniche


Lutero presentava al popolo tedesco il volume aperto delle Sacre Scritture, Tyndale si sentì spinto dallo Spirito di Dio a fare altrettanto per l'Inghilterra. La Bibbia di Wycliff era stata tradotta dal testo latino, che conteneva non pochi errori. Essa, inoltre, non era mai stata stampata, e il costo delle copie manoscritte era così elevato che solo i ricchi e i -nobili erano in condizione di procurarsela. D'altra parte, siccome era strettamente proibita dalla chiesa, essa aveva una circolazione limitata. Nel 15 16, un anno prima che Lutero presentasse le sue celebri tesi contro le indulgenze, Erasmo aveva Pubblicato una versione greca e latina del Nuovo Testamento. Era la prima volta che la Parola di Dio veniva stampata nella sua lingua originale. In questo lavoro furono corretti molti errori di precedenti versioni. Questo contribuì a rendere più chiaro il testo e permise a numerosi esponenti delle classi colte di acquisire una migliore conoscenza della, verità. Tutto ciò contribuì a dare un nuovo impulso alla Riforma. Il popolo, però, era ancora praticamente privo della Parola di Dio, e fu Tyndale a completare l'opera di Wycliff , dando la Bibbia ai propri connazionali.

Studioso diligente, fervido ricercatore della verità, egli aveva ricevuto l'Evangelo tramite il Nuovo Testamento di Erasmo. Predicando coraggiosamente le proprie convinzioni, egli sottolineava il fatto che tutte le dottrine debbono essere provate con le Sacre Scritture. Alla pretesa romana, secondo cui la Bibbia era stata data dalla chiesa e che perciò solo la chiesa Poteva spiegarla, Tyndale rispondeva: « Chi ha insegnato alle aquile a trovare la preda? Ebbene, è Dio stesso che insegna ai suoi figli a trovare il loro Padre celeste nella sua Parola. Voi, lungi dal darci le Scritture, ce le tenete nascoste; bruciate coloro che le insegnano e, se lo poteste, brucereste le Scritture stesse » D'Aubigné, History of the Reformation of the Sixteenth Century,. vol. 18, cap. 4.

La predicazione di Tyndale provocò vivo interesse, e molti accettarono la verità. 1 preti, però, stavano all'erta e non appena egli lasciava il campo si sforzavano, ricorrendo alle minacce. e alle calunnie,- di distruggere la sua opera; e in molti casi vi riuscirono. « Che cosa si deve fare? », diceva Tyndale. « Mentre io semino in un luogo, il nemico guasta il campo da me lasciato. lo non posso essere dappertutto. Oh, se i cristiani avessero le Sacre Scritture nella loro lingua madre! Potrebbero resistere da se stessi a questi sofisti. Senza la Bibbia è impossibile affermare i laici nella verità » Ibidem.

Nella sua mente nacque un nuovo progetto. « Nel tempio di Dio i Salmi erano cantati nella lingua d'Israele », egli diceva. « Perché l'Evangelo non dovrebbe parlare fra noi la lingua inglese?... Avrebbe forse la chiesa meno luce in pieno meriggio che allo spuntar del sole?... I cristiani debbono poter leggere il Nuovo Testamento nella loro lingua materna ». 1 dottori e i predicatori della chiesa non si trovavano d'accordo fra loro; mediante la Bibbia, invece, gli uomini potevano discernere la verità. « Uno si attiene a questo dottore; uno si attiene a un altro... e questi dottori si -smentiscono reciprocamente. Com'è possibile sapere chi dice il vero e chi afferma il falso?... Come?... Mediante la Parola di Dio » Ibidem.

Poco tempo dopo un dottore cattolico, polemizzando con lui esclamò: « Meglio essere senza la legge di Dio che senza il papa! ». Tyndale replicò: « Io sfido il papa e tutte le sue leggi: se Dio risparmierà la mia vita ancora per molti anni, io farò in modo che un semplice ragazzo che spinge l'aratro conosca la Bibbia meglio di voi » Anderson, Annals of the English Bible, p. 19.

Deciso più che mai ad attuare il progetto che si era messo in mente dare al popolo il Nuovo Testamento in lingua inglese - Tyndale si mise all'opera. Scacciato dalla propria casa in seguito alla persecuzione, egli andò a Londra dove, per un po' di tempo, poté continuare indisturbato il suo lavoro. Presto però la violenza dei seguaci del papa lo costrinse alla fuga. Tutta l'Inghilterra sembrava chiudergli le porte, ed egli allora dovette riparare in Germania. Qui diede inizio alla stampa del Nuovo Testamento in inglese. Per due volte il lavoro dovette essere interrotto; ma quando la stampa gli veniva proibita in una città, egli si trasferiva altrove. Finalmente andò a Worms, dove alcuni anni prima Lutero aveva difeso il Vangelo dinanzi alla dieta. In quell'antica Città vi erano molti amici della Riforma, e così Tyndale poté continuare la sua opera senza ulteriori ostacoli. Furono stampate tremila copie del Nuovo Testamento, che si esaurirono in poco tempo, e lo stesso anno ne segui una seconda edizione.

Tyndale proseguì la sua attività con grande zelo e perseveranza. Nonostante le autorità inglesi sorvegliassero i porti con la massima attenzione, la Parola di Dio raggiunse Londra per vie segrete, e di là poté circolare in tutta la nazione. I papisti invano cercarono di sopprimere la verità. Il vescovo di Durham acquistò da un libraio, amico di Tyndale, un'intera partita di Bibbie per distruggerle e intralciare, così, notevolmente l'opera. Raggiunse l'effetto contrario, perché il denaro da lui fornito permise l'acquisto di altro materiale per una nuova edizione, migliore della precedente, che altrimenti non avrebbe potuto essere stampata. Quando più tardi Tyndale fu arrestato e gli venne offerta la libertà a condizione che rivelasse i nomi di quanti lo avevano aiutato a pagare le spese di stampa della Bibbia, egli rispose che il vescovo di Durham aveva contribuito più di tutti, avendo pagato un prezzo elevato per i libri acquistati, il che gli aveva consentito di proseguire la sua opera con rinnovato coraggio.

Tyndale, tradito e consegnato nelle mani dei nemici, dopo alcuni mesi di carcere suggellò la sua testimonianza col martirio. Però l'arma da lui preparata fornì altri soldati i quali attraverso i secoli, e fino ai nostri giorni, seppero portare avanti validamente la causa della verità.

Latimer, dall'alto del pulpito sosteneva che la Bibbia dovrebbe essere letta nella lingua del popolo. « Dio stesso », egli disse, « è l'autore della Sacra Scrittura: essa partecipa della sua potenza e della sua eternità. Non c'è né re, né imperatore, ne magistrato, né governante che non sia tenuto a ubbidire alla sua santa Parola. Non seguiamo vie traverse; lasciamoci guidare dalla Parola di Dio; non calchiamo le orme dei nostri padri e non preoccupiamoci di sapere quello che essi hanno fatto, ma cerchiamo piuttosto di sapere quello che essi avrebbero dovuto fare » Latimer, First sermon preached before king Edward VI.

Barnes e Frith, due fedeli amici di Tyndale, si levarono in difesa della verità, seguiti da Ridleys e Cranmer. Questi capi della Riforma inglese erano uomini dotti, e la maggior parte di essi erano stati particolarmente stimati, per zelo e per pietà, nelle comunità cattoliche romane. La loro opposizione al papato derivava dalla consapevolezza degli errori della santa sede. Inoltre, la loro conoscenza dei misteri di Babilonia dava una particolare potenza alla loro testimonianza contro di essa.

« Vorrei farvi una domanda forse un po' strana », diceva Latimer. « Chi è il più diligente vescovo o prelato d'Inghilterra?... Vi vedo attenti, ansiosi di sapere da me il nome... Ebbene, ve lo dirò: è il diavolo. Egli non si allontana mai dalla sua diocesi... Chiamatelo quando volete: è sempre in sede... è sempre all'aratro... Non lo vedrete mai ozioso, ve lo assicuro... Dovunque egli risiede le sue parole d'ordine sono: Abbasso i libri, evviva le candele!... Abbasso la Bibbia, evviva il rosario!... Abbasso la luce del Vangelo, evviva il lume dei ceri, anche in pieno mezzodì!... Abbasso la croce di Cristo, evviva invece il purgatorio che vuota le tasche dei fedeli!... Abbasso gli abiti per gli ignudi, i poveri, i derelitti, evviva gli ornamenti d'oro e d'argento dati a profusione a dei pezzi di legno e di pietra!... Abbasso le tradizioni di Dio e la sua santa Parola, evviva le tradizioni e le leggi degli uomini!... Oh, se i nostri, prelati seminassero il grano della sana dottrina con lo stesso zelo di cui dà prova Satana nel seminare la zizzania! » Latimer, Sermon of the Plough.

Il grande principio rivendicato da questi riformatori - lo stesso che era stato predicato dai valdesi, da Wycliff, da Giovanni Huss, da Lutero, da Zuinglio e dai loro collaboratori e discepoli - era l'infallibile autorità delle Sacre Scritture come regola di fede e di condotta. Essi negavano ai papi, ai concili, ai Padri e ai re il diritto di dominare sulle coscienze in materia di religione. La Bibbia era la loro autorità e costituiva la pietra di paragone di tutte le dottrine e di tutte le pretese. Questi santi uomini di Dio erano sorretti dalla fede nell'Eterno e nella sua Parola quando, sul rogo, suggellarono la loro missione in mezzo alle fiamme. « Vi conforti la certezza », disse Latimer a quanti condividevano il suo martirio mentre le fiamme stavano per soffocare la loro voce, « che oggi, per grazia di Dio, noi accendiamo in Inghilterra una fiaccola che, ne sono certo, non sarà mai spenta! » Works of Hugh Latimer, vol. 1, p. M I I.

In Scozia il seme della verità recato da Colombano e dai suoi collaboratori non era mai stato completamente distrutto. Alcuni secoli dopo che le chiese d'Inghilterra erano soggette a Roma, quelle della Scozia conservavano ancora la loro libertà. Nel dodicesimo secolo, però, il papato vi si stabilì e vi esercitò un potere assolutistico come in nessun altro paese. In nessun altro posto si ebbero tenebre più fitte. Nondimeno, un raggio di luce sopraggiunse a squarciare il buio e a far presagire la promessa di un nuovo giorno. I lollardi venuti dall'Inghilterra con la Bibbia e gli insegnamenti di Wycliff, si adoperarono al massimo per conservarvi la conoscenza del Vangelo. Ogni secolo successivo ebbe, poi, i suoi testimoni e i suoi martiri.

Con l'avvento della grande Riforma si ebbero gli scritti dì Lutero, e quindi il Nuovo Testamento di Tyndale. Questi messaggeri, all'insaputa delle autorità ecclesiastiche, percorrendo silenziosamente monti e valli, alimentarono la fiaccola della verità che sembrava stesse per spegnersi in Scozia, e demolirono l'opera compiuta dalla chiesa romana in quattro secoli di oppressione.

Fu poi il sangue dei martiri a dare nuovo impulso al movimento. I capi di Roma resisi improvvisamente consapevoli del pericolo che minacciava la loro causa, non esitarono a trascinare sul rogo alcuni fra i più nobili e onorati figli della Scozìa. In tal modo essi, però, senza rendersene conto, innalzarono un pulpito dal quale la parola di questi testimoni echeggiò per essere udita in tutto il paese, scuotendo le anime della gente e facendo nascere in loro il vivo desiderio di sbarazzarsi dei ceppi di Roma.

Hamilton e Wishart, nobili di carattere quanto lo erano di nascita, conclusero la loro vita sul rogo, seguiti da un folto gruppo di discepoli più umili. Però dal luogo dove Wishart morì, sorse uno che le fiamme non poterono ridurre al silenzio, e che sotto la guida di Dio doveva infliggere al cattolicesimo scozzese un colpo mortale.

Giovanni Knox aveva abbandonato le tradizioni e il misticismo della chiesa cattolica per nutrirsi della verità della Parola di Dio. Gli insegnamenti di Wishart rafforzarono in lui la determinazione di lasciare Roma e di unirsi ai riformatori perseguitati.

Sollecitato dai suoi compagni ad. assumere l'ufficio di predicatore, egli cercò di esimersi da tanta responsabilità, e fu solo dopo molti giorni di meditazione e di dura lotta con se stesso che alla fine acconsentì. Una volta accettato l'incarico, egli andò avanti con inflessibile determinazione e con indomito coraggio sino alla fine della sua vita. Questo intrepido riformatore non temeva gli uomini, e i fuochi del martirio che vedeva divampare intorno a sé valsero solo ad accrescere il suo zelo e a renderlo ancora più intenso. Pur sentendo sempre sulla propria testa la minaccia della scure del tiranno, egli rimase impavido al suo posto menando colpi a destra e a sinistra per abbattere l'idolatria.

Convocato davanti alla regina di Scozia, al cui cospetto la baldanza di non pochi capi del Protestantesimo si era spenta, Giovanni Knox rese una decisa testimonianza alla verità, e non si lasciò né vincere dalle lusinghe, né intimorire dalle minacce. La regina lo accusò di eresia: egli aveva insegnato al popolo ad accettare la religione proibita dallo stato, ella diceva, trasgredendo così l'ordíne di Dio che ingíunge ai sudditi l'ubbidienza ai loro governanti. Knox rispose con precisione:

« La vera religione non riceve forza e autorità dai principi temporali, ma dall'Eterno Dio. Per conseguenza, gli uomini non sono tenuti a modellare la propria religione ispirandosi ai capricci dei principi, tanto più che non di rado questi sono più ignoranti degli altri per quel che riguarda la vera religione di Dio... Se tutti i figli di Abrahamo avessero abbracciato la religione di Faraone, del quale furono per secoli sudditi, io le domando, Signora, quale sarebbe stata la religione del mondo? Oppure, se al tempo degli apostoli gli uomini avessero aderito alla religione degli imperatori romani, quale religione avrebbe regnato sulla terra?... Perciò, Signora, se è vero che i sudditi debbono ubbidire ai loro principi, non sono però tenuti a praticarne la religione ».

« Voi interpretate le Scritture in un modo », replicò la regina Maria, « mentre essi [i dottori cattolici] le interpretano in un altro modo. A chi si deve credere? E chi sarà il giudice? ».

« Bisogna credere a Dio, il quale parla chiaramente nella sua Parola », disse Knox. « Al di là di quello che la Parola insegna, non si deve credere né all'uno, né all'altro. Essa è sufficientemente chiara di per se stessa, e se per caso si nota qualche oscurità da una parte, lo Spirito Santo, che non è mai in contraddizione con se stesso, si esprime più chiaramente altrove, per cui il dubbio rimane solo in coloro che intendono restare ostinatamente nell'ignoranza » David Laing, The ColIected works of John Knox, vol. 2, pp. 281, 284, odia. 1895.

Tali erano le verità che l'intrepido predicatore, a rischio della propria vita, faceva intendere alla regina. Con indomito coraggio egli proseguì il suo ministero pregando e combattendo la battaglia del Signore fino a che la Scozia non ebbe spezzato il giogo del papato.

In Inghilterra lo stabilirsi del Protestantesimo come religione nazionale fece diminuire le persecuzioni, ma non le eliminò del tutto. Molte dottrine di Roma, inoltre, erano state mantenute. Se da un lato era stata rigettata la supremazia del papa, dall'altro si era eletto il re come capo della chiesa. Anche nel culto si poteva notare un sensibile distacco dalla purezza e dalla semplicità del Vangelo. Inoltre, il grande principio della libertà religiosa non era ancora capito. Quantunque le terribili crudeltà cui era ricorsa Roma contro l'eresia fossero state raramente ripristinate dai capi della Riforma, nondimeno il diritto di ogni uomo di adorare Iddio secondo i dettami della propria coscienza non era riconosciuto. Si esigeva da parte di tutti l'accettazione e l'osservanza delle forme del culto prescritte dalla chiesa stabilita. Chi dissentiva era perseguitato in misura più o meno grande. La cosa si protrasse per alcuni secoli.

Nel diciassettesimo secolo migliaia di pastori furono destituiti. Al popolo era vietato, sotto pena di multe, di carcere e perfino del bando, di partecipare a riunioni di carattere religioso che non fossero quelle sancite dalla chiesa. Quelle anime fedeli che desideravano riunirsi per adorare Iddio, erano costrette a farlo in angusti vicoletti, in oscure soffitte o, in determinate stagioni, di notte nei boschi. Nel folto di boschi accoglienti che formavano un tempio naturale, quanti figliuoli di Dio perseguitati e- dispersi si incontravano per pregare e per lodare l'Eterno! Però, nonostante le precauzioni prese, molti ebbero a soffrire per la loro fede. Le prigioni erano affollate, le famiglie disperse. Molti dovettero addirittura espatriare. Dio, però, era col suo popolo, e così le persecuzioni non impedirono la testimonianza di queste anime fedeli. Numerosi credenti, costretti a riparare oltre Atlantico, gettarono nel Nuovo Mondo le basi della libertà civile e religiosa, baluardo e vanto degli Stati Uniti d'America.

Ancora una volta, come ai tempi degli apostoli, la persecuzione contribuì alla diffusione del Vangelo. In un oscuro carcere, gremito di gente disonesta e corrotta, Giovanni Bunyan respirò l'atmosfera del cielo e scrisse « la meravigliosa allegoria del cristiano in viaggio dalla terra della perdizione alla città celeste. Da oltre duecento anni questa voce uscita da Bedford parla con potenza al cuore degli uomini. Le opere di Bunyan: ffigrims Progress (« Il pellegrinaggio del cristiano ») e Grace Abounding to the Chief of -Sinners (« Grazia abbondante »), hanno guidato molti. lungo il sentiero della vita.

Baxter, Flavel, Alleine e altri uomini di talento, colti e di profonda esperienza cristiana, si levarono a difesa della fede « che è stata data ai santi una volta per tutte ». L'opera compiuta da questi uomini proscritti e messi fuori legge dai grandi di questo mondo è imperitura. Fountaìn of Life (« Fonte della vita ») e Method of Grace (« Metodo della grazia ») di Flavel hanno insegnato a migliaia di persone come affidare a Cristo la cura della propria anima. Reformed Pastor (« Il pastore riformato ») di Baxter è stato fonte di benedizione per quanti aspiravano a un risveglio nell'opera di Dio, e il suo volume Saint’s Everlasting Rest (« L'eterno riposo dei santi ») ha fatto conoscere ai suoi numerosi lettori il « riposo » che rimane per il popolo di Dio.

Un secolo dopo, in un periodo di grandi tenebre spirituali, apparvero dei nuovi portatori della luce di Dio: Whitefield e i Wesley. Sotto il dominio della chiesa stabilita, l'Inghilterra si era venuta a trovare in un tale stato religioso che era difficile poterlo distinguere dal paganesimo. La religione naturale costituiva lo studio favorito del clero e compendiava quasi totalmente la teologia. Le classi più elevate si facevano beffe della pietà e si lusingavano di essere al di sopra di quello che esse definivano fanatismo. Le classi inferiori, a loro volta, erano immerse in una preoccupante ignoranza e nel vizio, mentre la chiesa non aveva ne il coraggio né la fede necessari per sostenere la causa della verità che precipitava verso la rovina.

La grande dottrina della giustificazione per fede, chiaramente insegnata da Lutero, era stata quasi del tutto perduta di vista e sostituita dal principio romano che consisteva nel confidare nelle buone opere per essere salvati. Whitefield e i Wesley, membri della chiesa ufficiale e sinceri ricercatori della grazia di Dio, avevano imparato a trovarla in una vita virtuosa e nell'osservanza dei riti religiosi.

Una volta che Carlo Wesley, gravemente ammalato, temeva di essere ormai prossimo alla fine, un amico gli chiese quali fossero le basi sulle quali poggiava la sua speranza di vita eterna: Wesley rispose: « Io ho cercato di fare il meglio che mi fosse possibile per servire Dio ». Poiché l'amico non sembrava essere troppo convinto della risposta, l'ammalato si chiese: « Come? I miei tentativi non sono una sufficiente base di speranza? Vorrebbe egli privarmi dei miei meriti? Ma se io non ho altro in cui confidare! » John Whitehead, Life of the Rev. Charles Wesley, p. 102, ediz. 1845. Tali erano le tenebre che avevano invaso la chiesa, nascondendo l'opera di espiazione di Gesù e defraudando Cristo della sua gloria e distogliendo le menti degli uomini dalla loro unica speranza di salvezza: il sangue del Redentore crocifisso.

Wesley e i suoi collaboratori giunsero a capire che la vera religione ha radice nel cuore, e che la legge di Dio non riguarda solo le azioni e le opere, ma abbraccia anche i pensieri. Convinti della necessità di avere il cuore santificato, oltre che la rettitudine del comportamento esteriore, essi vollero vivere una vita nuova. Con sforzi intensi accompagnati dalla preghiera, essi cercavano di vincere le tendenze del cuore naturale. Vivevano un'esistenza fatta di rinuncia, di carità, di umiltà; osservavano col massimo rigore e con la massima scrupolosità tutto ciò che ritenevano li potesse aiutare a raggiungere quello che ardentemente bramavano: la santità che assicura il favore di Dio. Essi, però, non riuscivano a raggiungere la mèta, e si affannavano invano per liberarsi dalla condanna e dalla potenza del peccato. Era una lotta uguale a quella conosciuta da Lutero a Erfurt; era la domanda che tanto aveva torturato l'anima del riformatore tedesco: « E come sarebbe il mortale giusto davanti a Dio? » Giobbe 9: 2.

Il fuoco della verità, che si era quasi del tutto spento sull'altare dei Protestantesimo, fu ravvivato dalla fiaccola tramandata di secolo in secolo dai cristiani boemi. Dopo la Riforma, il Protestantesimo in Boemia era stato calpestato dalle orde di Roma sì che quanti rifiutarono di rinunciare alla verità furono costretti a fuggire. Alcuni, rifugiatisi in Sassonia, serbarono intatta la fede avita, e attraverso i loro discendenti, i moravi, la luce giunse a Wesley e ai suoi associati.

Giovanni e Carlo Wesley furono consacrati al ministero e mandati in missione in America. A bordo della nave vi era un gruppo di moravi. La traversata fu caratterizzata da violente tempeste, e Giovanni Wesley, trovatosi a faccia a faccia con la morte, sentì di non avere la certezza della pace con Dio. 1 moravi, per contro, dimostravano una serenità e una fiducia nell'Eterno che a lui erano totalmente estranee.

« Io avevo a lungo osservato », egli dice, « la grande serietà della loro condotta e l'umiltà di cui davano prova nel rendere umili servigi agli altri passeggeri, che nessun inglese avrebbe acconsentito a compiere e per i quali essi non ricevevano. né accettavano, nessun compenso. Dicevano che ciò era utile per i loro cuori orgogliosi, e che il loro amato Salvatore aveva fatto ben altro per loro. Ogni giorno veniva loro offerta l'occasione di dare prova di mansuetudine alle ingiurie. Se urtati, colpiti o addirittura gettati a terra, essi si rialzavano e se ne andavano senza che dalle loro labbra uscisse una sola parola di Protesta. Ebbero anche l'occasione di dimostrare che si erano liberatì non solo dallo spirito di timore, di orgoglio, d'ira e di vendetta, ma anche da quello della paura. Durante il canto del salmo che dava inizio alla loro funzione religiosa, il mare scatenato squarciò la vela maestra e si abbatté sulla nave coprendola con le onde, tanto che pareva dovesse inghiottirci tutti. Fra gli inglesi si udì un terribile grido di angoscia, mentre i moravi continuarono a cantare. Più tardi io chiesi a uno di loro: "Eravate spaventati?". Mi rispose: "Grazie a Dio, no". Domandai: "Ma le vostre donne e i vostri bambini non erano impauriti?". Con la massima semplicità egli mi disse: "No: le nostre donne e i nostri bambini non hanno paura della morte" » Whitehead, Life of the Rev. John Wesley, p. 10, ediz. 1845.

Giunti a Savannah, Wesley si trattenne un po' di tempo coi Moravi, e rimase profondamente impressionato dal loro comportamento cristiano. Parlando di una delle loro funzioni religiose, in così stridente contrasto col gelido formalismo della chiesa inglese, egli scrisse: « La grande semplicità e la solennità dell'insieme mi fecero dimenticare i millessettecento anni che erano passati, e mi parve di trovarmi in una delle assemblee presiedute da Paolo, il fabbricatore di tende, o da Pietro, il pescatore, nelle quali c'era la manifestazione dello Spirito e della potenza » Idem, pp. 11, 12.

Rientrato in Inghilterra, Wesley, per le istruzioni di un predicatore moravo, pervenne a una più chiara comprensione della vera fede biblica. Si convinse che bisognava rinunciare alle proprie opere come mezzo di salvezza e fidare pienamente nell'« Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo ». Nel corso di una riunione della società morava di Londra, fu letta una dichiarazione di Lutero relativa all'opera che lo Spirito di Dio compie nel cuore del credente. « Sentii il mio cuore stranamente caldo », egli riferisce. « Sentii che dovevo confidare in Cristo, solo in Cristo per la mia salvezza, ed ebbi la certezza che Egli aveva cancellati i miei peccati e mi aveva salvato dalla legge del peccato e della morte » Idem, p. 5 2.

Nel corso dei lunghi anni di faticosi sforzi, di umiliazione, di dure rinunce, l'unica mèta di Wesley era stata quella di cercare Iddio. Ora che lo aveva trovato si rendeva conto che la grazia cercata mediante digiuni, preghiera, elemosine e atti di abnegazione, era un dono accordato « senza denaro e senza prezzo ».

Una volta affermata nella fede di Cristo, la sua anima arse dal desiderio di diffondere dappertutto la conoscenza del meraviglioso Evangelo della grazia gratuita di Dio. « lo considero il mondo intero come mia parrocchia », affermava Wesley, « nel senso che ovunque mi trovo ritengo mio diritto, oltre che mio dovere, annunciare a quanti sono disposti ad ascoltare, la lieta notizia della salvezza » Idem, p. 74.

Egli perseverò nella sua vita di severa rinuncia, nella quale non vedeva più la condizione, ma la conseguenza della sua fede; non più la radice, ma il frutto della santità. La grazia di Dio in Cristo è il fondamento della speranza del cristiano, e questa grazia si manifesta con l'ubbidienza. Wesley consacrò la sua vita alla predicazione delle grandi verità che aveva conosciute: la giustificazione per fede nel sangue di Cristo e la potenza rigeneratrice dello Spirito Santo nel cuore, il cui frutto è una vita che si conforma a quella di Gesù.

Whitefield e i Wesley erano stati preparati alla loro missione dalla personale convinzione del proprio stato di condanna. Per poter sopportare le afflizioni come buoni soldati di Cristo, essi erano passati attraverso la fornace del disprezzo, della derisione e della persecuzione sia all'università che nel ministero. Essi e i loro simpatizzanti furono chiamati per disprezzo, dai compagni di studio increduli, « metodisti », nome di cui si onora oggi una delle maggiori denominazioni religiose dell'Inghilterra e degli Stati Uniti.

Nella loro qualità di membri della chiesa anglicana, essi erano molto attaccati alle sue forme di culto; però il Signore aveva loro presentato nella sua Parola un ideale molto più elevato. Lo Spirito Santo li spinse a predicare Cristo e Cristo crocifisso, e la potenza dell'Altissimo accompagnava i loro lavori. Migliaia di persone furono convinte e conobbero una reale conversione. Ma era necessario che queste pecorelle fossero protette contro i lupi rapaci. Wesley non pensava di fondare una nuova denominazione e si limitò a organizzare i neo convertiti in quella che fu definita Methodist Connection (ramo della chiesa metodista. n. d. r.).

L'opposizione incontrata da questi predicatori fu aspra e misteriosa; ma Dio, nella sua saggezza infinita, fece sì che la Riforma avesse inizio nella chiesa stessa. Se fosse venuta dal di fuori, essa forse non sarebbe penetrata dove più urgente si faceva sentire. Invece, dato che i predicatori erano uomini di chiesa che lavoravano sotto la sua egida dovunque se ne presentava l'opportunità, la verità poteva giungere anche dove, altrimenti, le porte sarebbero rimaste chiuse. Alcuni membri del clero furono scossi dal loro torpore morale e divennero zelanti predicatori nelle loro parrocchie. Delle chiese che sembravano come pietrificate nel formalismo, risorsero così a vita nuova.

Al tempo di Wesley, come del resto in tutti i tempi della storia della chiesa, l'opera fu compiuta da uomini dotati di doni differenti. Non sempre essi erano d'accorlo fra loro su tutti i punti dottrinali, però erano tutti mossi dallo Spirito di Dio e uniti dal comune proposito di condurre le anime a Cristo. Una volta le divergenze fra Whitefield e i Wesley minacciarono di provocare una frattura tra loro; ma la mansuetudine imparata alla scuola di Cristo, unita alla reciproca sopportazione e alla carità fraterna, fece sì che essi si riconciliassero. D'altra parte, essi non avevano il tempo di perdersi in dispute mentre da ogni parte l'errore e l'empietà dilagavano e i peccatori precipitavano nel baratro della perdizione.

I servi del Signore calcavano un difficile sentiero: uomini dotti e influenti facevano uso della loro potenza contro di essi. Molti esponenti del clero dopo un po' di tempo cominciarono a manifestare un'a perta ostilità, e le porte delle chiese furono chiuse alla fede pura e a coloro che la predicavano. L'atteggiamento del clero che li denunciava dall'alto dei pulpiti valse a. suscitare contro di loro gli elementi deteriori delle tenebre, dell'ignoranza e dell'iniquità. Fu solo per merito di segnalati miracoli di Dio che Giovanni Wesley poté sfuggire alla morte. Una volta che l'ira della folla sembrava precludergli ogni via di scampo, un angelo in forma umana si mise al suo fianco e fece indietreggiare la folla, dando così modo al servitore di Dio di abbandonare quel luogo pericoloso.

In una particolare occasione, parlando della liberazione dal furore della folla, Wesley disse: « Molti cercarono di farmi precipitare dall'alto di un sentiero sdruccio levole che conduceva alla città, stimando che una volta che io fossi caduto non mi sarei più potuto rialzare. Io, invece, non caddi, non scivolai e riuscii a sottrarmi a loro... Molti tentarono di prendermi per il colletto o per gli abiti per farmi cadere; ma non riuscirono nel loro intento. Solo uno poté stringere saldamente un lembo del mio giubbotto e strapparlo, mentre l'altro lembo, nella cui tasca c'era del denaro, fu strappato solo a metà... Un uomo robusto che stava dietro a me tentò ripetutamente di colpirmi con un randello nodoso. Se mi avesse raggiunto alla nuca, anche con un solo colpo, per me sarebbe stata finita. Ogni volta, però, il suo colpo fu deviato e non so davvero perché, dato che io non mi potevo muovere né a destra ne a sinistra... Un altro sopraggiunse, facendosi largo tra la folla, e giunto vicino a me levò il pugno e lo fece all'improvviso ricadere inerte, sfiorandomi la testa e dicendo: "Che capelli soffici ha!"... I primi ad avere il cuore toccato dal Vangelo di Cristo furono proprio i peggiori elementi della città, i caporioni sempre pronti. a fare un buon colpo. Uno di essi era stato pugile di professione...

« Con quanta tenera sollecitudine Dio ci prepara per la sua opera! Due anni fa un pezzo di tegola mi sfiorò le spalle; un anno dopo, una pietra mi colpì fra gli occhi; il mese scorso ho avuto un colpo; oggi ne ho ricevuti due: uno prima di giungere in città e uno dopo che ne eravamo.usciti; io però non ne ho risentito alcun danno. Sebbene uno mi abbia colpito in pieno petto con tutta la forza e l'altro mi abbia colpito la bocca con tale violenza da farne uscire il sangue, io non ho sentito più dolore di quello che avrei potuto provare se mi avessero colpito con della paglia » John Wesley, Works, vol. 3, pp. 297, 298. Ed. 183 l.

I metodisti di quell'epoca - membri e predicatori - erano oggetto di derisione e di persecuzione sia da parte dei membri della chiesa stabilita, come pure da parte di persone apertamente ostili alla religione, eccitate contro di loro da calunnie messe in giro nei confronti dei metodisti. Spesso, fatti segno a violenza da parte dei persecutori, essi venivano trascinati dinanzi ai tribunali dove la giustizia esisteva solo di nome perché di fatto, a quei tempi, era piuttosto rara. La folla andava di casa in casa, sfasciando i mobili, gli oggetti, portando via quello che più le piaceva, maltrattando uomini, donne e fanciulli. Non era infrequente il caso di leggere manifesti nei quali si invitavano quanti desiderassero partecipare alla rottura - di finestre e al saccheggio di abitazioni dei metodisti, a trovarsi in un determinato luogo a una certa ora. Queste aperte violazioni delle leggi umane e divine avvenivano senza che nessuno intervenisse per mettervi un freno! Una sistematica persecuzione fu organizzata contro un popolo la cui unica colpa consisteva nell'adoperarsi per strappare i peccatori dal sentiero della perdizione e avviarli, su quello della santità.

Riferendosi -alle accuse che venivano mosse contro lui e i suoi seguaci, Giovanni Wesley disse: « Alcuni affermano che le dottrine di questi uomini sono false, errate e fanatiche; dicono che sono nuove e che solo di recente se ne è udito parlare; affermano che si tratta di quacquerismo, di fanatismo, di papismo. Ebbene, la falsità di siffatte affermazioni è stata ripetutamente dimostrata in quanto ogni elemento di questa dottrina altro non è se non la chiara dottrina della Santa Scrittura interpretata dalla nostra chiesa. Per conseguenza, poiché la Bibbia è verace, è evidente che l'insegnamento non può essere né falso né errato ». « Altri dicono: 'La loro dottrina è troppo stretta; essi rendono troppo angusta la via che mena al cielo". Questa è, in realtà, l'obiezione originale che segretamente sta alla, base di migliaia di altre che si presentano sotto svariate forme. Chiediamoci, però, se essi fanno effettivamente la via del cielo più stretta di quanto la fecero Cristo e gli apostoli. Domandiamoci se la loro dottrina è più stretta di quella della Bibbia. Per avere la risposta è sufficiente prendere in esame alcuni versetti di una chiarezza cristallina: "Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l'anima tua e con tutta la mente tua". "Or io vi dico che d'ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderan conto nel giorno del giudizio". "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun'altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio".

« Se la loro dottrina è ancora più stretta, essi sono degni di biasimo; pero voi sapete, in coscienza, che non è così. Chi osa essere meno stretto, fosse pure di un íota, corrompe la Parola di Dio. Un depositario dei misteri di Dio può essere ritenuto fedele se cambia qualche elemento del sacro deposito affidatogli? No, egli non può né -eliminare né attenuare nulla, ed è moralmente tenuto a dire a tutti gli uomini: "Io non posso adattare la Scrittura ai vostri gusti: siete voi che dovete adattarvi ad essa se non volete perire!" Questa è anche la base effettiva dell'altra accusa popolare relativa a "mancanza di carità in questi uomini". Mancanti di carità? In che cosa? Forse essi

rifiutano di vestire gli ignudi e di nutrire gli affamati? "No, non si tratta di ciò, perché in questo essi non sono certo in difetto. Piuttosto si tratta del fatto che essi sono privi di carità nel giudicare: pensano che nessuno possa essere salvato se non fa come loro" » Idem, vol. 3, pp. 152, 153.

Il declino spirituale verificatosi in Inghilterra già prima di Wesley era in gran parte da attribuirsi all'insegnamento dell'antinomianismo. Molti affermavano che Cristo aveva abolito la legge morale e che, per conseguenza, i cristiani non erano più tenuti a osservarla in quanto il credente e « affrancato dalla schiavitù delle opere ». Altri, pur ammettendo la perpetuità della legge, dichiaravano che non era necessario che i ministri (di culto. N. d. T.) esortassero il popolo a osservame i precetti, poiché « coloro che Dio aveva eletti a salvezza sarebbero stati indotti a praticare la virtù e la pietà dall'irresistibile impulso della grazia divina », mentre coloro che erano condannati alla riprovazione eterna, « non avevano la forza di ubbidire alla legge dell'Altissimo ».

Altri, infine, sostenevano che « gli eletti non possono scadere dalla grazia, né perdere il favore divino », e concludevano: « Le azioni empie da loro commesse, in realtà non sono peccaminose, né debbono essere considerate come prova della violazione della legge di Dio; per conseguenza, essi non hanno nessun bisogno di confessare i propri peccati, né di rinunciarvi mediante il pentimento » McClintock and Strong, Cyclopedia, art. Antinomians. Ne deducevano che certi peccati, anche quelli « universalmente riconosciuti come odiosa violazione della legge divina, non sono tali agli occhi dell'Eterno », se commessi da un eletto, « perché una delle caratteristiche essenziali e distintive degli eletti è appunto che essi non possono fare nulla che sia disapprovato da Dio o proibito dalla legge ».

Queste dottrine mostruose sono fondamentalmente le stesse che si ritrovano nell'insegnamento di alcuni teologi moderni i quali negano l'esistenza di una legge divina immutabile come norma di giustizia, affermando che l'indice della moralità è definito dalla società stessa ed è soggetto a costanti variazioni. Tutte queste idee errate derivano dal medesimo spirito: quello di colui che perfino fra gli immacolati abitanti del cielo cercò di abbattere le giuste restrizioni della legge di Dio.

La dottrina dei decreti divini (detta anche « predestinazione ». N. d. T.) che fissano in maniera irrevocabile il carattere degli uomini, aveva indotto molti a rigettare l'autorità della legge divina. Wesley si oppose con decisione agli errori dei dottori antinomianisti, e dimostrò che la dottrina che conduce all'antinomianismo è contraria alle Scritture. « La grazia salutare di Dio è apparita a tutti gli uomini » Tito 2: 11 (D). « Questo è buono e accettevole nel cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. Poiché -c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo_il quale diede se stesso quale prezzo di riscatto per tutti » 1 Timoteo 2: 3-6. Lo Spirito di Dio è sparso copiosamente per dare a ogni uomo la possibilità di conseguire la salvezza. Così Cristo, « la vera luce che illumina ogni uomo, era per venire nel mondo » Giovanni 1: 9. Solo chi respinge deliberatamente il dono della vita non giunge alla salvezza.

Ecco quello che diceva Wesley in risposta all'affertnazione che alla morte di Cristo i precetti del decalogo erano stati aboliti: « La legge morale, contenuta nei dieci comandamenti e raccomandata dai profeti, non è stata abolita da Cristo. Non era scopo della sua venuta revocarne neppure una minima parte, in quanto si tratta di una legge che non può essere infranta e che è 'Il fedele testimone che è nei cieli"... Essa esiste sino dalla fondazione del mondo, e fu scritta non su tavole di Pietra, bensì nei cuori dei figliuoli degli uomini quando questi uscirono dalle mani del Creatore. Benché le lettere originariamente tracciate dal dito di Dio siano state parzialmente alterate dal peccato, nondimeno esse non possono essere del tutto cancellate, perché in noi sussiste la consapevolezza del bene e del male. Ogni parte di questa legge deve rimanere in vigore per l'intera famiglia umana e per tutti i secoli. Essa, infatti, non dipende né dal tempo, né dallo spazio, né dalle circostanze mutevoli, ma dalla natura stessa di Dio e dell'uomo nei loro immutabili rapporti reciproci.

« "Io non sono venuto per abolire, ma per adempiere"... Senza contestazioni, il significato di queste parole (in piena armonia con il loro contesto) è: Io sono venuto per stabilirla in tutta la sua pienezza nonostante tutti i sofismi umani. lo sono venuto per mettere in piena luce cio che ancora poteva sembrare oscuro; per affermare il vero e pieno valore di ogni sua parte e per mostrare quali siano la lunghezza, la larghezza e l'esatta portata di ogni suo comandamento, oltre che l'altezza, la profondità, la purezza incommensurabile e la spiritualità di tutti i suoi elementi » Wesley, sermone 25.

Wesley affermò la perfetta armonia esistente fra la legge e l'Evangelo. Egli diceva: « Fra legge e Vangelo vi è quindi il più intimo rapporto concepibile. Da una parte c'è la legge che continuamente prepara la via e addita l'Evangelo; dall'altra c'è l'Evangelo che incessantemente ci spinge a un più esatto adempimento della legge. La legge, per esempio, ci invita ad amare Dio e il nostro prossimo, a essere mansueti, umili e santi. Noi ci rendiamo conto di non essere capaci di farlo perché, infatti, per l'uomo tutto ciò è impossibile;. ma Dio ci ha promesso di darci quell'amore e di renderci umili, mansueti e santi. Noi, allora, prendiamo questo Vangelo annunciatore di così liete novelle; ci viene fatto secondo la nostra fede, e si adempie in noi "la giustizia della legge" mediante la fede che è in Cristo Gesù...

« Al primo posto, tra i nemici del Vangelo di Cristo », diceva Wesley, « bisogna mettere quelli che apertamente ed esplicitamente giudicano la legge, ne parlano male e insegnano agli uomini a infrangere (nel senso di dissolvere, sopprimere, annullare) non uno - minimo o massimo che sia - ma tutti i comandamenti... Però la cosa più sorprendente in tutto ciò è che quanti agiscono in questo modo pensano di onorare Cristo annullando la sua legge, e di. esaltare la sua opera demolendo la sua dottrina. Purtroppo essi lo onorano solo come Giuda quando disse: "Salve, Maestro!", e lo baciò. Gesù con ragione può dire di ciascuno di loro: "Tradisci tu il Figliuol dell'uomo con un bacio?". Infatti, significa tradirlo con un bacio parlare del suo sangue e strappargli la corona; abolire una parte qualsiasi della sua legge col pretesto di far progredire l'Evangelo. No, non può sottrarsi a questa accusa chi predica la fede ed elimina, direttamente o indirettamente, l'ubbidienza a Dio; chi predica Cristo in questo modo annulla o sminuisce anche il minimo dei comandamenti dell'Altissimo » Ibidem.

A quanti affermavano che « la predicazione del Vangelo prende il posto della legge », Wesley rispondeva: « Noi lo neghiamo nel modo più assoluto! Essa, ad -esempio, non si sostituisce alla legge, che ha come primo requisito quello di convincere l'uomo di peccato, di scuotere quanti ancora sono addormentati sulla soglia dell'inferno ». L'apostolo Paolo dichiara che « per mezzo della legge si ha la conoscenza del peccato »; e « ora è evidente che fino a che l'uomo non è convinto di peccato, non proverà il bisogno del sangue espiatorio di Cristo... "Non sono i sani che hanno bisogno del medico", fa notare il nostro Signore, "ma gli ammalati". Perciò è assurdo offrire, l'opera del medico a chi è sano o crede di esserlo. Prima dovete convincerlo che è malato, altrimenti egli non vi sarà affatto grato dell'interessamento da voi dimostrato nei suoi confronti. E altrettanto assurdo offrire Cristo a coloro che non hanno ancora il cuore rotto » Idem, sermone 35.

Così, pur predicando l'Evangelo della grazia di Dio, Wesley cercava, come il Maestro, di « magnificare e rendere illustre la legge ». Con fedeltà egli svolse l'opera affidatagli da Dio conseguendo risultati meravigliosi. Alla fine della sua lunga vita - egli visse più di ottant'anni dopo oltre mezzo secolo di ministero itinerante, i suoi aderenti ufficialmente noti superavano il mezzo milione. Però, la moltitudine di coloro che nel corso della sua attività evangelistica erano stati strappati dalla rovina e dalla degradazione del peccato e introdotti in una vita più pura e più luminosa, e il numero di quelli che per il s . uo insegnamento erano pervenuti a un'esperienza più ricca e più profonda, saranno noti solo quando l'intera famiglia dei redenti sarà riunita nel Regno di Dio. La vita di Wesley insegna una lezione di valore inestimabile per ogni cristiano. Volesse il cielo che la fede, l'umiltà, l'instancabile zelo, lo spirito di rinuncia e la devozione di questo servo di Dio rivivessero nelle nostre chiese di oggi!


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